La forza della qualità

In un momento difficilissimo per l’intero movimento industriale italiano, un periodo contrassegnato da oltre due anni di pandemia e restrizioni, con diminuzione del potere di acquisto da parte dei consumatori ed una forte inflazione incrementata dal conflitto Russia-Ucraina nel cuore dell’Europa, il settore tessile dimostra di saper ancora una volta tenere botta, con un sorprendente trend di crescita che lascia ben sperare per il futuro.
Questi dati in controtendenza con il drammatico scenario mondiale, dimostrano come la qualità Made in Italy sia un’eccellenza di assoluto valore apprezzata in tutto il mondo; una tendenza che si ripercuote anche su altri settori, su tutti l’enogastronomia con l’Italia padrona assoluta del mercato.
Parlando di numeri, il preconsuntivo di Smi per il 2021 indica un turn over del tessile-abbigliamento (il “monte” della filiera del sistema moda) di 52,9 miliardi, 8,2 miliardi in più rispetto al 2020 (+18,4%).
Il divario con il 2019 non è però ancora colmato: rispetto ai livelli pre Covid si resta sotto del 5,4% (3 miliardi a valore).

La qualità della moda e della sartoria Made in Italy è stata capace di tenere botta negli anni della pandemia ed ora punta a crescere nonostante la guerra nel cuore dell’Europa.

L’innovazione che ha fatto la differenza

Il percorso dell’Italia in ambito fashion non può essere definito una vera e propria ripresa: se confrontato con altri grandi paesi europei, infatti, il nostro è stato l’unico a limitare i danni anche nel corso della pandemia, oltre che a rispondere con forza all’aumento dei prezzi delle materie prime legato alla guerra.
A cosa è dovuto il plus dell’Italia rispetto al resto d’Europa?
La qualità del Made in Italy ha indubbiamente fatto la differenza, ma c’è un altro fattore di primo piano da considerare come decisivo in questo senso, quello legato all’innovazione.
Il tessuto economico e soprattutto manifatturiero dell’Italia è infatti molto diverso rispetto a dieci anni fa, ed il piano Industria 4.0 ha spinto a rinnovare in modo importante i macchinari, sia della filiera tessile, sia di altri settori strategici e trainanti per il nostro Paese.
È anche grazie a questo che l’intero sistema produttivo ha reagito meglio di altri Paesi al Covid e ora alla guerra.

Formazione, innovazione, visione e qualità: i quattro pilastri che devono continuare a guidare il comparto tessile per conservare il ruolo di leader mondiale del fashion Made in Italy.

Necessità di continuare a crescere ed innovarsi

I risultati incoraggianti dei primi mesi del 2022, il tenere botta negli anni di pandemia: in una parola, la resilienza del settore tessile italiano anche di fronte ad emergenze di scala planetaria, non deve spingere i manager del settore a mollare la presa sugli investimenti volti alla crescita, ad una crescita che sia sostenibile sotto ogni aspetto.
Formazione e sostenibilità sociale ed ambientale sono infatti le due parole “locomotive” del settore per il presente e per il futuro: migliorare il mondo attraverso una moda diversa, a portata di natura, scaturita da una coesione che rappresenti tutta la filiera, puntando sempre sulla qualità, il vero elemento che contraddistingue l’Italia in tutto il mondo. Il nostro Paese e la produzione tessile Made in Italy sono l’espressione di un movimento che non si è mai prostituito a contaminazioni di alcun genere, tenendo viva quella fiamma di unicità che ha portato anche gran parte delle aziende del fashion luxury oltre confine ad affidarsi alle nostre eccellenze per la produzione di capi di altissima qualità.
La crescita è dovuta anche a questo, ed ora tutte le aziende del comparto tessile italiano devono essere capaci di non voltarsi dall’altro lato e di puntare ad una crescita comune che identifichi ancora di più il Made in Italy come una realtà superiore sotto ogni aspetto.